Elemento discriminante è l’urgenza e impellenza di queste operazioni. Di recente la Cassazione è intervenuta in una fattispecie di questo tipo ribadendo che il lavoratore assente perde l’indennità di malattia Inps. Nei casi più gravi potrebbe scattare il licenziamento. A nulla è servito al lavoratore in malattia poter dimostrare che era andato al laboratorio analisi per ritirare gli esami fatti. Gli orari di apertura dello stesso infatti ben permettevano di andarci in un altro momento, rispettando le fasce orarie di reperibilità.
Ma se anche lo fosse, l’assenza dal domicilio negli orari di visita fiscale per ritiro analisi o medicinali non è giustificata. I giudici hanno anche sottolineato come le fasce orarie a rischio di visita fiscale prevedano un obbligo di reperibilità limitato temporalmente e, dunque, non particolarmente “gravoso o vessatorio”. Se non si tratta di esigenze urgenti, quindi, perché ridursi a fare certe commissioni proprio durante le suddette fasce orarie di reperibilità (dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00 per i lavoratori privati e dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 per quelli pubblici) ?
La Cassazione (prendendo le distanze dalla posizione della Corte d’Appello) ha ribadito questa linea, affermando che “si può uscire anche durante gli orari di reperibilità se è assolutamente indispensabile, cioè per un motivo davvero urgente e indifferibile: ricovero ospedaliero, soccorso ad un parente stretto in condizioni gravi”. Peraltro anche in questi casi, almeno che l’urgenza non sia tale da impedirlo, l’allontanamento dovrebbe essere preventivamente comunicato agli organi di controllo.