In arrivo un’altra voluntary discolure. Sarebbe la terza del nuovo millennio, per fare cassa e raccogliere tutto quel denaro ancora nascosto all’estero, ma anche in Italia.
Nei piani della task force governativa anti Covid elaborati dal super manager Vittorio Colao ci sarebbe anche una sanatoria sul contante ancora nascosto oltre frontiera e nelle cassette di sicurezza. Per farlo rientrare “scudato” in Italia si pensa a un’incentivazione sulla falsariga di quanto già avvenuto in passato.
Il condono proposto da Colao
Nel mirino ci sarebbero questa volta anche le cassette di sicurezza, dentro le quali si nascondono miliardi di euro in contanti verosimilmente proventi di lavoro nero o attività illecite.
La tassa sulle cassette di sicurezza
La misura di tassare le cassette di sicurezza (si parla del 15% del valore contenuto in essa) era già stata presa in considerazione dal primo governo Conte a trazione Lega e avrebbe il duplice scopo di far emergere denaro nascosto e che quindi può essere rimesso in circolo negli ordinari circuiti bancari (scudo fiscale) e di combattere i traffici illeciti legati ad esso.
Imposta del 15% sulle cassette di sicurezza
Ecco allora che molti risparmiatori preoccupati si stano attrezzando per difendersi. A parte che non è ancora chiaro come verrà applicata la tassa, ma è lecito pensare che l’imposta una tantum sarà applicata sul contenuto della cassetta di sicurezza, non sul fatto che se ne possieda una. Nelle cassette di sicurezza generalmente sono custoditi valori, ma anche documenti o oggetti che non hanno un valore intrinseco di per sé. Così come potrebbero esserci dei gioielli piuttosto che lingotti d’oro. Quindi starà in capo al proprietario della cassetta dichiararne il contenuto in denaro qualora volesse far emergere il contante nascosto. Diversamente, in mancanza di “autodenuncia” non si capisce come il fisco possa venire a sapere del contenuto della cassetta di sicurezza.