Mancano due giorni al voto in Germania, che è stato anticipato di sette mesi dopo il collasso del governo uscente di Olaf Scholz. Stando ai sondaggi, non esisterebbero dubbi circa il fatto che il prossimo cancelliere sarà Friedrich Merz, il 69-enne leader dell’Unione cristiano-democratica. Il suo partito, compresi gli alleati bavaresi della CSU, otterrebbe il 30% dei consensi. Alle sue spalle l’AfD di Alice Weidel, partito della destra sovranista accreditato del 20%. Solo terzi i socialdemocratici del cancelliere uscente con il 16-17%, tallonati dai Verdi in quarta posizione. Incerto il destino per i liberali dell’ex ministro delle Finanze, Christian Lindner. L’FDP rischia di non raggiungere lo sbarramento del 5%.
Soglia che supererebbe la Linke, il partito dell’ultra-sinistra. Infine, a rischio anche la sinistra rosso-bruna di Sarah Wagenknecht (BSW).
Merz cancelliere senza maggioranza
Questo il succo dei dati. Chi si aspetta che dopo il voto in Germania a Berlino ci sarà più chiarezza di oggi, rischia di rimanere deluso. Anzitutto, perché Merz diverrebbe cancelliere senza una maggioranza autonoma. Gli servirà trovare almeno un alleato tra gli avversari per formare un governo. E non è detto che basti. L’insidia più grande sarebbe che ne servissero altri due, perché a quel punto si riproporrebbero gli stessi problemi della coalizione “semaforo” andata in frantumi nel novembre scorso.
Chi sceglierà Merz al voto in Germania, desidera la cessazione delle politiche green varate dai Verdi nel governo uscente. Lo stesso candidato conservatore propone il ritorno al nucleare. Ma come farebbe se gli servissero proprio i voti dei Verdi per governare? L’ipotesi di una maggioranza a tre diverrebbe concreta se i liberali e magari un’altra delle formazioni minori riuscissero a superare lo sbarramento.
In quel caso, i consensi che raccoglierebbe una Grosse Koalition tra conservatori e socialdemocratici, attesi intorno al 45-46%, non avrebbero la maggioranza assoluta rispetto ai voti validi.
Rebus alleanze
La leadership di Merz in campagna elettorale si è rivelata poco salda. Ha aperto all’AfD sulla stretta al diritto di asilo, salvo vedersi battuto in seconda lettura al Bundestag per via dell’opposizione di parte dei suoi stessi uomini. L’ex cancelliera Angela Merkel, che egli personalmente ha sempre avversato e detestato, gli ha tirato le orecchie in pubblico, sostenendo che quel voto insieme all’AfD sia stato “un errore”. Gli alleati bavaresi non vogliono sentir parlare di coalizione con i Verdi, ma Merz non la può escludere a priori per un fatto di numeri. A Washington, invece, fanno il tifo apertamente per il partito di Weidel, sostenuto da Elon Musk.
Durante un dibattito televisivo, Merz ha tendenzialmente escluso un’alleanza con i liberali. E questo è stato clamoroso. Probabile che ci sia dietro un mero calcolo elettorale: veicolare ai tedeschi un messaggio di irrilevanza dell’FDP, così che resti fuori dal Bundestag e i conservatori ne prendano i consensi e riescano più agevolmente a formare un governo. Ma sotto ci sarebbe un po’ di sostanza. Lindner è un falco dell’austerità, tutore dell’ordine dei conti pubblici.
Merz sostiene la necessità di sospendere nuovamente la regola costituzionale sul “freno al debito” (Schuldenbremse) per aumentare gli investimenti in infrastrutture e persino a favore del riarmo.
L’anomalia sta nel fatto che i conservatori sarebbero teoricamente proprio i principali sostenitori dell’austerità fiscale. Come farà Merz a fare cambiare idea ai suoi stessi dirigenti ed elettori? Corre il rischio che tra questi ultimi aumenti il numero di coloro che si guarderanno alla loro destra in cerca di punti fermi. L’AfD è un partito conservatore sul piano fiscale, da questo punto di vista rassicurante per l’elettorato di centro-destra.
Voto in Germania, incognita anche in politica estera
C’è un ultimo aspetto da chiarire. Merz ha il profilo di candidato atlantista ed europeista, punta a cucire i rapporti tra Unione Europea e Stati Uniti. Ma è anche anti-trumpiano, come svela il suo “shock” per le parole del presidente americano sull’Ucraina. Quale sarà la sua fisionomia da cancelliere? Davvero immagina di fare breccia a Washington inglobando nel suo governo socialdemocratici e ambientalisti? I numeri dicono che con l’AfD avrebbe quasi certamente la maggioranza assoluta dei seggi, ma la politica non è solo numeri. I conservatori tedeschi non sembrano preparati a saltare il fosso. Un po’ perché sono ancora eredi del merkelismo, un po’ anche per la paura di fornire all’estero un’immagine poco rassicurante di sé e della prima economia europea.
A due giorni dal voto in Germania c’è solo un’apparente certezza, ossia che Merz sarà cancelliere. Sostenuto da chi e per fare cosa non è dato sapere. E questo aumenta l’incertezza anche sui tempi della ripresa per l’economia tedesca. Secondo varie previsioni ufficiali e indipendenti, il Pil ballerà attorno allo zero percento dopo due anni di recessione. E se le trattative per formare il prossimo governo si protraessero più del necessario, probabile che ci sarebbe il terzo.