La notizia ha dell’incredibile per la contingenza in cui si è verificata l’emissione del “war bond”, le obbligazioni di guerra dell’Ucraina. Il loro ammontare è stato di 8,14 miliardi di grivnia, una cifra corrispondente a circa 240 milioni di euro; modestissima, ma non per un paese al collasso finanziario e invaso dalle truppe russe di Vladimir Putin. L’importo raccolto dal Ministero delle Finanze di Kiev servirà a finanziare proprio l’impresa bellica contro Mosca, rafforzando l’esercito nazionale. Se vogliamo, l’investimento si rivela a tutti gli effetti un atto patriottico.
Ad ogni modo, il governo ha potuto accogliere positivamente l’esito del collocamento, tant’è che si riserva di tornare presto sui mercati internazionali con l’emissione di un nuovo bond in valuta straniera, dollari o euro o entrambi. Inutile dirvi che si tratterebbe di un investimento ad altissimo rischio, a meno che non si voglia prendere in considerazione l’ipotesi di finanziare l’Ucraina contro la Russia a fondo perduto o quasi.
Bond Ucraina e probabile default
Le agenzie di rating hanno declassato il debito ucraino a livelli ancora più “spazzatura”: B- per S&P, CCC per Fitch e B3 per Moody’s. Di fatto, le probabilità di un mancato rimborso del capitale sono altissime, nonostante in settimana il paese abbia voluto ugualmente onorare una scadenza da 270 milioni di euro e relativa al pagamento di una cedola. A differenza della Russia, che ha bloccato il pagamento delle cedole su 29 miliardi di dollari di obbligazioni sovrane in valuta locale (OFZ).
Il bond ucraino a 10 anni in dollari, scadenza 25 settembre 2032 e cedola 7,375% (ISIN: XS1577952952), è precipitato a soli 25 centesimi. Stava sopra la pari fino a metà novembre. Ai prezzi di ieri, offriva un rendimento di quasi il 59%. Il mercato sconta sostanzialmente un imminente default. E la guerra c’entra fino a un certo punto. Già nel 2020 l’Ucraina aveva ricevuto un prestito-ponte da 5 miliardi di dollari, allungato dal Fondo Monetario Internazionale fino al prossimo mese di giugno. E ha appena chiesto all’istituto l’erogazione di un nuovo prestito d’emergenza per fronteggiare l’invasione.
Non solo le finanze statali sono malmesse, ma non sappiamo neppure quale sarà l’esito della guerra, se il paese sarà occupato stabilmente dalla Russia o se riuscirà clamorosamente a ribaltare le proprie sorti sul campo di battaglia o ancora se sarà smembrato. Questo implica l’elevato rischio per gli investitori stranieri di non ottenere il rimborso del capitale, oltre che il pagamento delle future cedole, a causa di un possibile cambio di regime con annesso ripudio del debito sinora contratto o per la disintegrazione territoriale.