Svezia e Giappone non sembrano avere granché in comune. L’una si trova in Nord Europa, l’altro in Estremo Oriente. La prima è nota per la sua parsimonia nella gestione dei conti pubblici, il secondo per avere il debito pubblico più alto al mondo. In questa fase, però, sono accomunati dalla relativa fragilità delle rispettive valute. Lo yen si è riportato a un cambio sopra 130 contro il dollaro dopo che per settimane era sceso sotto tale soglia. La corona svedese contro l’euro scambia, invece, ai minimi dal 2009.
Non abbiamo appena detto che la Svezia ne ha pochi e il Giappone troppi? In realtà, anche Stoccolma ha un problema di debito, ma privato. Famiglie e imprese sono esposte per oltre il 300% del PIL. Per fare un raffronto, quasi il doppio che in Italia. Hai voglia a predicare in giro che hai un debito pubblico solo al 35% del PIL. Se alzi i tassi d’interesse troppo in fretta, a pagare pegno saranno prima le famiglie e subito dopo lo stesso stato. Un po’ come avvenne con i debiti scaricati sugli stati a seguito della crisi dei mutui “subprime” nel 2008.
Yen giù su attesa per nomina nuovo governatore
Ma procediamo con ordine. Lo yen, che nel mese di ottobre era imploso a un cambio di oltre 150 contro il dollaro, ha smesso di recuperare nelle ultime sedute. Il governo del premier Fumio Kishida ha sondato la disponibilità del vice-governatore della Banca del Giappone, Masayoshi Amamiya, per succedere alla guida dell’istituto a Haruhiko Kuroda. La notizia ha subito portato il mercato a vendere yen, perché segnala una sostanziale continuità della politica monetaria nipponica dopo la scadenza del mandato di Kuroda ad aprile.
Difficilmente Amamiya, che ha condiviso la linea della banca centrale adottata nell’ultimo decennio, esordirebbe con un rialzo dei tassi d’interesse. Ancora oggi, questi sono al -0,10%. Unico caso al mondo rimasto di tassi negativi. Qual è il problema? Tokyo non può permettersi una lotta serrata all’inflazione, perché se i tassi crescessero troppo, il costo del debito esploderebbe e i conti pubblici salterebbero in aria. E poiché a scegliere il governatore è il Parlamento su proposta del governo, in sostanza la politica nominerà con ogni probabilità il candidato dalle posizioni più rassicuranti.
Corona svedese colpita da bolla immobiliare
E veniamo alla Svezia. I debiti che fanno paura sono qua quelli del settore privato. Le famiglie, poi, sono molto indebitate a causa dei mutui casa. Senonché i prezzi delle case tra marzo e gennaio sono crollati in media del 16,4%. La ragione è semplice. La Riksbank ha alzato i tassi al 2,50%. Probabile che dopodomani li porti al 3%. In appena un anno, però, ciò ha fatto impennare il tasso medio sui mutui dall’1,40% al 3,40%. Ciò sta colpendo la domanda. Ma se il valore delle case scende eccessivamente, le banche rischiano di ritrovarsi a bilancio collaterale di garanzia deprezzato. Oltretutto, la stretta aumenta il numero delle famiglie non più in grado di pagare le rate. Insomma, perdite a carico del sistema bancario, che finirebbero per deprimere l’economia scandinava e di pesare sugli stessi conti pubblici nel caso si rendesse necessario qualche salvataggio di stato.
Ma il governatore Erik Thedeen non avrà alternative al board di giovedì. L’inflazione a dicembre è esplosa al 12,3%, non arrestando la corsa, contrariamente a quanto avvenuto nell’Area Euro, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Peraltro, l’indebolimento della corona svedese accresce il costo dei beni importati. Tenete conto che circa i due terzi delle importazioni si hanno dall’Eurozona.