Sembra che le battaglie campali passino per il palato. Era il 16 dicembre del 1773 quando a Boston fu inscenato lo storico “Tea Party”. I coloni si ribellarono alla tassazione della madrepatria inglese, gettando nel mare i sacchi di tè. Un atto di ribellione che avrebbe portato alla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America nel 1976. Ma siamo in Italia, anno di grazia 2024 e abbiamo a che fare con i sindacati dei lavoratori alla Banca d’Italia. Per la precisione, parliamo del Sibc e la protesta riguarda la circoscrizione Sud.
Sindacati in lotta sul servizio mensa
In effetti, a pensarci bene non è una bella cosa. Anche perché, prima di arrivare al dessert, i lavoratori devono ingurgitare sughi pronti e verdure congelate. Insomma, la mensa fa schifo. E al ritorno in ufficio, lamentano, fa caldo. Gli uffici non sono ben climatizzati, a causa di una direttiva interna che costringe ad accendere i condizionatori a temperature non inferiori ai 27 gradi. Non come il resto dei lavoratori italiani, che può godere di temperature sempre miti e servizio mensa da “nuovelle cuisine”. Una disparità di trattamento inaccettabile.
Occhi chiusi dinnanzi alla stagnazione salariale
Sono queste le battaglie che ci servono per uscire dalla stagnazione salariale. Un lavoratore italiano in media nel 2020 percepiva una busta paga del 2,9% più bassa del 1990 in termini reali. I dati sono dell’Ocse, perché gli impiegati di Palazzo Koch sono stati temporaneamente impegnati negli ultimi decenni a valutare il loro menù. Negli ultimi anni è andata persino peggio: inflazione fino alla doppia cifra e stipendi poco mossi. Solo da pochi mesi staremmo iniziano a recuperare potere di acquisto.
Noi siamo seri, a differenza di molti dei sindacati italiani. Non ce la prendiamo di certo con i lavoratori di Bankitalia, che svolgono un lavoro di eccellenza e il più delle volte prezioso per chi fa analisi economica o ricopre posizioni elettive. Abbiamo voluto dare risalto a questa notizia, che si commenta da sé, per rimarcare lo stato delle cose. C’è un’Italia che vive di paper, conferenze, talk show e dibattiti da quattro soldi, che stenta a commisurarsi con la realtà. E’ un’Italia privilegiata che non sa o finge di non sapere di esserlo, che ignora le condizioni di vita dei vicini di casa, ma che sproloquia di fame nel mondo e solidarietà. Che alza il dito per imporre agli altri scelte di vita incompatibili con i portafogli dei più e magari ridacchia quando qualcuno lamenta dell’impossibilità di lavorare su un ponteggio fino a 70 anni di età.
Decenni di politicizzazione fine a sé stessa
Questa Italia è così chiusa nel proprio mondo da esitare notizie del genere. I sindacati che lottano per ampliare i gusti dello yogurt offerti ai lavoratori, non sbagliano a priori. Fanno semplicemente gli interessi dei propri iscritti, che non sono gli operai in un cantiere. Ciò non toglie che noi comuni mortali percepiamo queste battaglie come frutto di una “secessione dell’Aventino” delle organizzazioni sindacali, le quali da decenni hanno scelto di abdicare al loro ruolo primario per trasformarsi in entità parapolitiche accomodanti con i governi di turno amici.
Dove sono stati i sindacati mentre gli stipendi dei lavoratori collassavano e i tassi di occupazione restavano bassissimi? Erano a protestare contro la riforma delle pensioni quando al governo c’era la destra, salvo approvarne altre ben più “punitive” verso i lavoratori e varate da premier “tecnici” politicamente vicini.
Sindacati corresponsabili del declino economico
Non è lo yogurt che indigna, bensì la presa in giro di sindacati che vorrebbero farci dimenticare la loro inettitudine, alzando la voce quando si dibatte di fatti ridicoli. Migliorate il servizio mensa dei lavoratori di Bankitalia e consentite loro di abbassare la temperatura negli uffici per lavorare al fresco. Ma per piacere, tornate tutti ad essere molto più seri. A furia di pagliacciate, l’Italia è diventata un circo in cui nessuno più vuole pagare il biglietto per seguire performance sempre più scadenti.