Mentre la zona gialla imperversa in quasi tutto il paese, l’Italia si tinge anche di mini zone rosse locali in Umbria e Molise a causa dell’aumento dei contagi e la presenza di svariati casi di variante inglese. In attesa delle prossime decisioni del Governo Draghi, che dovrà anche decidere in merito alla scadenza prossima del divieto di spostamento tra regioni, torna in auge il discorso relativo alla zona bianca, quella fascia particolarmente ambita da tutti ma ancora difficile da raggiungere, vista la situazione attuale generale.
Che cosa comporta la zona bianca
Nella zona bianca, infatti, è possibile spostarsi liberamente e sono previste le riaperture di tutte quelle attività che oggi devono fare i conti con restrizioni e chiusure, tra cui bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre e piscine. Ovviamente con alcune regole ad hoc da seguire che restano valide in ogni caso. Far parte della zona bianca non è semplice.
Per poter essere classificati in questa zona di rischio bassissima, è necessario avere un RT inferiore a 1 per 3 settimane di seguito e presentare un’incidenza dei contagi inferiore a 50 ogni 100mila abitanti. Ad oggi nessuna regione possiede questi requisiti ma rispetto a qualche settimana fa, alcune si avvicinano e se continueranno su questa scia la zona bianca non sarà più un miraggio.
Sardegna, Basilicata e Valle D’Aosta
Tra queste viene indicata la Valle D’Aosta, che nelle ultime settimane ha visto un calo dell’RT medio e meno contagi, così come la Sardegna, passata in zona gialla dall’8 febbraio, e la Basilicata. Tutte e tre queste regioni possono sperare nel passaggio verso la zona meno rischiosa in assoluto, sempre se riusciranno a mantenere questi dati anche in futuro.
Più a fatica possono sperare nella zona bianca anche la Calabria e la Toscana. In particolare la Calabria presenta un’incidenza di 80 casi ogni 100mila.
Vedi anche: Italia tra giallo e mini zone rosse: come le nuove varianti potrebbero portare a nuovi lockdown